mercoledì 8 maggio 2024
L'artista è morta a 87 anni. Con la sua musica e la sua chitarra ha trasmesso a generazione uno spirito di resistenza civile
Addio a Giovanna Marini, signora della canzone popolare e politica
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"Alzati che si sta alzando, la canzone popolare”. E ci sarebbe ancora tanto da dire, ma oggi è un giorno triste, e per salutare degnamente Giovanna Marini vengono in mente queste parole della Canzone popolare di Ivano Fossati. E viene anche da pensare con estrema convinzione, che la resistenza civile che Pier Paolo Pasolini mise in atto con la sua poesia, Giovanna Marini imbracciando una chitarra, fino all’ultimo respiro l’ha trasmessa con la sua musica. A 87 anni, la pasionaria della musica folk italica ha sentito l’ultimo fischio del vapore e il suo cuore si è fermato. Ma la memoria è viva e non si ferma mai, e quella oggi e sempre la ricorda come una voce fuori dal coro, ma anche come una musicista sempre al servizio della gente e della tradizione popolare. Una predestinata, una figlia d’arte nata nella casa di musicisti romani: papà era il compositore Giovanni Salviucci, che morirà poco dopo la nascita di Giovanna, e la madre la musicista Ida Parpagliolo che l’ha seguita nel percorso di formazione musicale al Conservatorio di Santa Cecilia, perfezionandosi poi con l’immenso maestro di chitarra classica Andrés Segovia. Giovanna Marini è il nome d’arte che scelse dopo il matrimonio con il fisico nucleare Pino Marini che seguì fino a Boston per poi divorziare.

Ma di quell’avventura al di là dell’Oceano riportò un bagaglio carico di novità e il prezioso disco Vi parlo dell’America. Studia e suona il liuto e la febbrile attività di ricerca si fonde con l’impegno politico, febbrile quanto la voglia di andare alle radici antropologiche della musica regionale. Giovanna è la leader del grande progetto etnomusicale che diede scandalo al Festival di Spoleto del 1964 con lo spettacolo Bella Ciao. Un atto di coscienza collettiva da parte di un gruppo di artisti e ricercatori che destabilizzò l’opinione pubblica e i governanti di allora, esondando in un 33 giri che fece il giro del mondo: nel dicembre del ‘66 da Botteghe Oscure l’lp volò assieme al capo del Partito Comunista Italiano Enrico Berlinguer fino in Vietnam dove ne fece dono al presidente Ho Chi Min. Giovanna la “partigiana” che 27enne intonava i canti di lotta andando in scena con le altre pasionarie della musica popolare: Caterina Bueno, Maria Teresa Bulciolu, Silvia Malagugini, Cati Mattea e Sandra Mantovani. Giovanna la “madrina” dei Ragazzi del Canzoniere del Lazio, il gruppo folk fondato da Piero Brega voce solista, Francesco Giannattasio, organetto e percussioni, Sara Modigliani, voce e flauto, e Carlo Siliotto, violino, chitarra e mandolino. Un laboratorio etnomusicale itinerante che, nel 1973, pubblicò Quando nascesti tune il primo album della loro trilogia (gli altri due vinili ormai introvabili sono: Lassa sta’ la me creatura e Spirito bono). “Giovanna è stata fondamentale per il nostro approccio alla musica folk. Lei è la Poetessa che ci ha subito accolti nel suo tour in Francia, quando eravamo appena nati”, ha ricordato ad Avvenire Piero Brega che ora piange commosso la perdita dell’amica Giovanna.

La “regina del folk”, amata dagli altri ex ragazzi del Folkstudio a cominciare dall’agitatore pop del cantautorato romano, Ernesto Bassignano. “Folkstudio a parte, mi piace ricordare Giovanna negli anni ’70, alla Ringhiera in Trastevere con il figlio Checco alla voce e i fiati, impegnata nei recital tratti dai suoi concept album. Faceva cose incredibili per i tempi: sul palco piazzava un Geloso, un registratore con dei nastri in cui aveva registrato un'altra voce e una chitarra e ci cantava sopra ottenendo un effetto polifonico straordinario, altro che le moderne tecnologie di adesso – continua Bassignano - . E poi tutto quel gran lavoro con i torinesi di Cantacronache, che avevano collaborato con Italo Calvino, parlo dei vari Portelli, Straniero, Liberovici e Bosio, un esercito di ricercatori etnomusicologi che assieme alla Marini fecero del nostro Paese un must mondiale grazie a quel progetto fondamentale che è stato il mantenere viva la memoria di un antico e ricchissimo mondo contadino. Da una parte voi scienziati della tradizione, dall' altra il primo nucleo dei cantautori "Cantacronache" che univano la vostra ricerca e contemporaneamente la militanza politica e la poesia civile. Quando a Spoleto con Bella ciao provocò l’indignazione della borghesia con la “protesta musicale”, be' lì nacque quella nuova Italia bella, colta e popolare che oggi è stata progressivamente sepolta dal nuovo nulla della sottocultura televisiva di destra”.

Bella ciao è anche la tredicesima traccia di un disco di autentica poesia civile in cui un altro ex giovane del Folkstudio, Francesco De Gregori che nel 2022 incontrò Giovanna Marini per realizzare un disco che rimane un diamante unico, Il fischio del vapore. In un tempo già oltraggiato e prigioniero di tanta musica inutile, quel disco fu la rivincita della canzone popolare che rialzava prepotentemente la testa. Le 150mila copie vendute de Il fischio del vapore fecero dire a De Gregori “che le canzoni della tradizione popolare ed altre della cultura operaia, fanno pensare che c’è ancora interesse da parte della gente verso questo genere musicale, quello popolare, per cui io ho sempre nutrito un affetto particolare». Giovanna Marini è stata amata e ha riamato generosamente tutti i suoi compagni di un cammino musicale controcorrente. La stessa forza ostinata e contraria che muove ancora gli ultimi partigiani del folk come Piero Brega che ricordava quel mitico viaggio con Giovanna in Valnerina quando incontrarono il “Comandante” Dante Bartolini. “Un partigiano di “Giustizia e libertà” che aveva scritto delle canzoni di Resistenza come Non ti ricordi mamma che parlava delle purghe dei fascisti e Vile Tanturi, canzone che narra di un assedio delle camice nere. Bartolini le cantava in umbro, noi le riadattammo in dialetto laziale”. Eterna riconoscenza per la “madrina”: “Ho continuato a fare l’architetto a a suonare ma la luce per il folk me l’ha riaccesa la Marini quando al 2004 mi fece pubblicare Come li viandanti per le edizioni de “Il Manifesto” con cui cinque anni dopo è uscito l’album Fuori dal paradiso. E del mio ultimo album Mannaggia a me (Edizioni Squilibri) Giovanna ha firmato la prefazione regalandomi il complimento più bello: « “È la prima volta, – scrive la Marini - che sento un disco di canzoni tutto intero”. Grazie Giovanna da tutti i tuoi ragazzi di ieri e di oggi.

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